Abbazia di San Caprasio: l’antica tappa dei pellegrini lungo la Via Francigena

L’abbazia di San Caprasio si trova nel territorio del comune di Aulla, nella provincia di Massa Carrara. Innalzata lungo la Via Francigena, che collegava la Gallia a Roma, ha visto nella sua storia millenaria il passaggio di innumerevoli pellegrini e, ancora oggi, continua a dare ricovero ai viaggiatori secondo l’antica tradizione. I pellegrini che raggiungono l’Abbazia e chiedono ricovero sono accolti da volontari, i quali che mettono a loro completa disposizione le strutture ricettive di cui l’Abbazia dispone. Esattamente come un tempo, chi non ha modo di pagare può ricambiare l’ospitalità della chiesa svolgendo per conto dell’Ospitaliere piccoli lavori.

Secondo la leggenda, l’Abbazia di San Caprasio venne battezzata in questo nome perché lì vennero occultate le reliquie del santo al fine di evitare che i mori, le cui scorrerie nel Medioevo infestarono anche le coste più settentrionali del Mediterraneo, ne facessero scempio. Nel 2003 una stupefacente scoperta archeologica confermò una volta e per sempre la leggenda medievale, riportando alla luce il prezioso sarcofago che ha custodito per secoli le sacre reliquie del Santo.

Storia dell’Abbazia di San Caprasio

Il sito su cui attualmente sorge l’abbazia venne destinato alla costruzione di luoghi di culto fin dall’età romana. Durante gli scavi archeologici che hanno interessato la zona sono infatti stati rinvenute testimonianze di edifici sacri risalenti al VII secolo dopo Cristo.

La chiesa attuale venne fondata nell’844 d.C. dal Marchese di Toscana Adalberto I e venne dedicata inizialmente alla Madonna dell’Assunta. A distanza di due secoli, la chiesa cambiò nome, venendo dedicata al santo eremita delle Isole di Lerino (in Costa Azzurra) i cui resti, come accennato, sarebbero stati portati ad Aulla per impedire che i Saraceni li distruggessero.

L’Abbazia era originariamente pertinenza di un monastero, di cui oggi rimangono soltanto tre bellissime colonne che un tempo sorreggevano i portici di un chiostro. Anche della struttura originaria della chiesa oggi rimangono soltanto la zona absidale e pochi altri elementi: un profondo rifacimento della struttura si è reso necessario dopo i pesanti danni inflitti dai bombardamenti che colpirono Massa Carrara e la sua provincia durante la seconda guerra mondiale. 

Oggi la chiesa si presenta divisa in tre navate scandite da archi a tutto sesto che richiamano chiaramente alla matrice romanica dell’intera costruzione. Lungo l’abside, sormontato da uno stemma retto da putti, corre un semplice fregio decorativo La facciata presenta un piccolo timpano, è sprovvista di rosone ed è adornata da quattro piccole nicchie che originariamente ospitavano statue di santi. Il campanile, di forma quadrata, svetta al termine della navata di destra.

Il museo dell’Abbazia

La ricchezza di rinvenimenti archeologici nella zona dell’Abbazia ha fatto sì che nascesse un Museo dell’Abbazia di San Caprasio, all’interno del quale sono custoditi molti capitelli medievali, pietre, monete e ceramiche nonché  una precisa ricostruzione degli abiti che identificavano le tre figure più ricorrenti nella storia dell’Abbazia: l’abate, il monaco e il pellegrino.

Il pezzo più importante in mostra al museo è naturalmente costituito dal reliquiario in stucco in cui vennero ritrovate le reliquie del santo. Il reliquiario era stato protetto da lastre di marmo sormontate a loro volta da una copertura scavata nel tufo.

Chiesa di Tommaso Becket: l’antico nome della Chiesa di Sant’Antonio

La Chiesa di Sant’Antonio che sorge in Aulla (località Pallerone)  non è sempre stata intitolata al Santo. Originariamente infatti la struttura era dedicata all’Arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, assassinato in epoca Medievale durante una funzione religiosa dai sicari di Enrico II.

Si sa pochissimo sulla storia della chiesa, se non che fu legata a doppio filo alle vicende storiche del borgo vicino.

Brevissima storia di una chiesa ribattezzata

La Chiesa di Tommaso Becket è stata menzionata in diversi documenti nel corso della storia della Lunigiana. Il più antico di essi riporta dell’esistenza della chiesa nel 1450, ma è lecito pensare che l’effettiva fondazione e costruzione della struttura risalga a un periodo precedente.

Fu scolpita sicuramente intorno al 1450 invece la Madonna con Bambino destinata all’unica nicchia posta nel punto più alto della facciata barocca. La facciata naturalmente non appartiene al disegno originale della chiesa: è frutto di un rimaneggiamento avvenuto durante un restauro del 1704 che volle imprimere anche alla chiesa di San Tommaso Beckett lo stile tipico delle altre piccole chiese della campagna lunigiana.

Il campanile invece fu aggiunto diversi decenni dopo la fondazione, quando fu riconosciuta alla chiesa dignità parrocchiale. Era il 1516.

Bisognerà aspettare invece il 1875 perché cominciassero i lavori che avrebbero ampliato la superficie della chiesa, permettendo all’edificio di accogliere tutti i fedeli che nel frattempo avevano popolato il borgo. La navata laterale dell’edificio, costruita in questo periodo, venne eretta su quello che era stato fino a quel momento la terrasanta della chiesa.

Una curiosità: in uno dei medaglioni dipinti che ornano l’abside è possibile riconoscere il Re Enrico II inginocchiato, privo di scettro e corona, intento a fare penitenza per l’uccisione dell’Arcivescovo Thomas Becket.

Il torrione del Castello Malaspiniano

La chiesa sorge nell’attuale località Pallerone, dove venne costruito anche un castello della famiglia Malaspina. Un torrione dell’antico castello, di forma perfettamente circolare, è ancora visibile e praticamente addossato alla struttura della chiesa, che risulta più alta grazie alla breve scalinata che conduce al portico destinato ad accogliere i fedeli prima della messa.

Il Presepe Meccanico della Chiesa di San Tommaso Becket

Nel 1935 un giovanissimo artigiano appassionato di meccanica, costruì la versione iniziale e rudimentale del presepe meccanico che sarebbe diventato il simbolo della chiesa e una delle attrazioni più apprezzate di Pallerone. Alla sua costruzione e alla sua costante espansione lavorarono incessantemente gli abitanti di Aulla e quelli di Favizzano, dal momento che la località di Pallerone si trova esattamente a metà strada tra i due comuni.

Si tratta di un presepe ancora perfettamente funzionante: un complesso sistema di 10 motori elettronici e meccanismi idraulici oggi permette di ammirare i movimenti delle molte statuette che popolano la scena ambientata nel deserto della Palestina. Grazie a un suggestivo gioco di luci il visitatore potrà veder trascorrere nell’arco di sette minuti un intero giorno (durante il quale i pastori svolgeranno i propri mestieri) e infine la notte, durante la quale le stelle illumineranno la scena della natività e indicheranno la via ai Magi venuti dall’Oriente.

E’ possibile ammirare il presepe meccanico di Pallerone per tutto l’anno, facendo una piccola donazione alla Chiesa per vederlo in movimento.

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